Entropy is my fav drug



Sento tante di quelle stronzate dalla mattina alla sera che mi dovrebbero cascare le orecchie. Vedo tante risorse così sprecate  che aspetto solo mi implodano gli occhi. C'era un periodo in cui tutti si sentivano invincibili e nello stesso tempo compagni di vita. Poi arrivò qualcosa di incrontrollabile che riusci a indirizzare le nostre menti. I nostri pensieri si fecero più cupi ed egoisti, i nostri cervelli scricchiolavano sotto il peso di responsabilità materialistiche. Fra 50 anni non ci saremo più e a nessuno fotterà più un cazzo di noi. Ma la nostra auto abbisognava dei cerchi da 17 così come il nostro ego voleva compiacersi di una cinta di pelle di animale del valore di mezza giornata di lavoro. Rivestire il ruolo di pedina è tanto comodo quanto difficile è staccarsi dalle costrizioni sociali.
Dentro il bar del circolo Fantozzi, ragionavo con G.: "La gente si è talmente allontanata dalla sua natura umana, animale, primitiva e istintiva, che non riesce nemmeno più a reggere il freddo. Facci caso, basta che la temperatura arrivi vicino allo 0 per far sì che non si parli d'altro. Le ragazze se ne stanno a casa a fare le troiette su facebook, commentano le foto di qualche lampadato versione giacca e cravatta da discoteca L.A.,  che si fa tutte le foto poi è al Piper di Santa Croce sull'Arno. 
Il vento freddo della mattina in faccia e' considerato una tortura. E via tutti ad accendere termosifoni, stufette e coperte termiche che neanche mia nonna. 
Il freddo è natura cazzo. Il freddo è vita. Il freddo lo combatti smuovendo il tuo culone flaccido da posto di lavoro, non con la stufetta promozione Euronics."
G. mi risponde che a lui non gliene frega un cazzo, tanto ci beve sopra e il freddo lo scaccia comunque. E che non sono più i tempi delle comuni, la vita oggi si è spersonalizzata con i computer. E poi facebook ce l'ha anche lui. L'altro giorno, dopo i 3 negroni di default dell'aperitivo, torna a casa e nella chat becca M., quella della divisione marketing. Beh, inizia a farci lo stupido e scopre che si è appena lasciata col ragazzo. Gli faccio:" Esemplificativo della zoccolaggine che contraddistingue le donne. Ti lasci col ragazzo e lo sbandieri subito a uno stronzo alcolizzato che ci avrai parlato una volta in vita tu per chiedergli dov'è il suo capo che sei ansiosa di zoccoleggiare un pochettino con i quadri alti". A volte sono un po' maschilista, non me ne vogliate. 
G. continua dicendomi di fottermi e ascoltare. Dice che questa squinzietta tutta curve e creme per il corpo gli racconta che è a casa da sola e che, guarda un po', ha freddo. "Oh Oh, qual migliore occasione di mostrare alla porcellanosa nonchè porcellosa pulzella le proprietà riscaldanti di un bell'organo riproduttivo maschile?!", gli faccio. 
G. annuisce e socchiude gli occhi in un'espressione maliziosa testosteronea. Finisce il secondo Negroni, si alza per chiedere il terzo. Procedura standard. Dice 2 stronzate col barista, che ormai lo conosce e asseconda le sue uscite mentre gli miscela le schifezze quotidiane. Torna a sedersi. Mi racconta che a M. propone un bel film per la serata, tipica proposta che sottointende un film di merda qualunque come soundtrack di una scopata a sangue, e che lei annoiata accetta, tanto non aveva niente da fare. G. corre in bagno a lavarsi le palle, che nemmeno si ricorda più come si fa, controlla il condom nel portafoglio, e scappa nei soliti jeans logori da dopolavoro. Lei gli apre, in pigiama, "chiudi in fretta che entra il freddo". G. sorride, spavaldo. Per la strada si era fermato a fare rifornimento, un altro negroni. 10 minuti dopo sono sul divano con lui che gli infila la lingua ovunque. La serata finisce con lei in ginocchio con i capelli come Cameron Diaz in tutti pazzi per mary.
Faccio i complimenti al mio amico. Tanto di cappello. Una mezza tacca col contratto di formazione da 26 ore al giorno che si scopa la succhiacazzi del vice presidente di sta’ straminchia. “In culo a tutti i padroni!” urlo. Gli impomatati della bettoloccia mi guardano. Digrigno i denti e ringhio verso di loro. Ritornano ai loro insulsi racconti di scopate su facebook. Proprio come noi.
Attacco io ora: ”L’altro giorno ero a fare delle commissioni alla catena di montaggio. C’e’ una piccola area, squallida quasi quanto posto dove siamo ora, con delle macchinette automatiche. Caffe’ chimico, the chimico, merendine chimiche. Tutto nasce dalla giusta polverina. Insomma, quest’area e’ come una piccola fermata dell’autobus, ci sono le righe gialle intorno e molti sedili di plastica attaccati l’uno all’altro. Mi accorgo di essermi fissato su tale oscenita' e mi riprendo, scuoto la testa. 
Decido di andare alla fermata del bus a schimicarmi un caffe’ lungo da ben 35 centesimi. Mentre sono li’ a convincere il distributore ad accettare i miei 5 centesimi sporchi di ruggine e schifo indefinito, suona un allarme. Come gli allarmi di Venezia quando c’e’ l’acqua alta. Le sirene di Venezia quando c’e’ l’acqua alta sono quelle rimaste dalla seconda Guerra mondiale, ad annunciare le incursione aeree. La cosa che mi e’ subito venuta alla mente, alla velocita’ della luce, e’ “campo di concentramento”. Per come ho sentito raccontare di questi ultimi, almeno. Scopro invece che il cacofonico suono indica la pausa. 7 minuti.  Mi rilasso, visto che non ci saranno bombardamenti aerei per almeno 7 minuti. Un gruppo di tute blu si riversa nella fermata, proprio accanto a me. Aspettiamo tutti il tram che ci faccia risalire dal merdoso fondo della civilta’. Quello che cattura la mia attenzione, invece, e’ una ragazza. L’unica che non parli di GF, di sindacati, di malanni o di offrire caffe’ fake . 
L’unica rimasta accanto al robot che le ruba vita e risorse. E’ li, seduta composta nella sua tuta blu unita, assorta in un libro… 
UN LIBRO CAZZO!! Che stile old fashion, che stranezza, che innocenza, che genuinita’. Volevo buttarmi a terra e urlare. Non leggo un libro da mesi, non scrivo da non ricordo quando, ascolto i soliti cd perche’ non ho tempo per masterizzarne di nuovi. E la ragazza nella tuta blu, invece, occupa i suoi 7 minuti di pausa non pisciando, non introducendo merda nel suo corpo, non chiamando la piu’ stupida delle sue amiche per raccontarle che ha incontrato stocazzo. Ma leggendo. Un tomo. Assorta.
Forse qualcuno ragiona ancora con la sua testa. Forse il punk non e’ morto. Forse un giorno si ritornera’ a baciare la vita con la lingua”.
G. mi svuota la scolatura del Negroni addosso e scoppia a ridere. E ha ragione lui.

2 comments:

Manuela Scebba said...

bella matte, mi dai energia con il tuo post.

davUde said...

caro ianna, leggerti è un piacere. grazie

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