Se ripenso a Cina e Australia...

... ci tornerei di corsa... e poi:

1. Ho vissuto per un periodo effettivo di 2 anni e mezzo in Cina e 6 mesi in Australia
2. Ho vissuto un anno a Pechino, un anno e mezzo a Taipei (Taiwan)
3. Le differenze principali le ho riscontrate e le riscontro nelle persone. C'e' una sorta di linea conduttrice nello spirito degli emigranti che mi affascina. Si tratta di persone che hanno sfidato i pregiudizi della nonna o dello zio, e sono partiti per cercare la loro strada in un altro paese. Naturalmente, la cosa si enfatizza nelle persone che lo fanno verso oriente. Si tratta di ragazzi e ragazze, uomini e donne, studenti, lavoratori, precari con uno sguardo diverso. Gente che non gradisce la vena pessimista diffusasi soprattutto ultimamente nel mondo occidentale. Gente che si e' rotta le palle di andarsi a comprare il telefonino parlando di crisi, gente che la precarietà' (ormai caratteristica di questa epoca) la vive col sorriso in bocca, e che alternativamente riesce a vivere con meno, divertendosi invece di lamentarsi che non trova lavoro. Gente che con i cinesi ci campa tutti i giorni, ci divide il pasto nei ristoranti e la via del ritorno a casa, la birretta la sera e i progetti futuri. Gente che evita di dire che i cinesi sono sporchi perché' sa che ogni popolo ha i suoi difetti e i panni cerca di lavarseli in casa. Gente che un giorno ha pensato che forse in un altro posto le cose diverse. E gente che poi ha realizzato che invece non e' vero, il paradiso in terra non esiste, e ha pian piano iniziato ad adoperarsi per un cambiamento che partisse dall'interno. Parliamoci chiaro, non e' che andando in Cina possiate trovare il lavoro dei vostri sogni o realizzare le vostre aspettative. Scordatevelo. Nel mondo le risorse sono limitate e le persone sempre di più', l'elite che comanda e' una minoranza e l'equilibrio precario, ergo le condizioni di vita potranno solo peggiorare. Viaggiare e assaporare altre realtà' serve ad aprire la mente ai cambiamenti, al diverso e nel contempo a capire noi stessi.
Detto questo, doverosa e' una piccola considerazione sull'Italia, terra di artisti e viaggiatori, monumento alla cultura nelle sue architetture e poesie. Cosa rimane oggi dell'Italia che fu? Della cultura che ci caratterizzava oggi rimangono solo i tagli alla stessa. Meno ricercatori più' SUV e lavastoviglie. E l'esercito degli stagisti. L'altro giorno ho scritto a un mio prof all'uni per chiedergli se, visto che lavoro, potevo mandargli una tesina per email. Mi ha risposto che vuole il cartaceo consegnato di persona a ricevimento, che poi ha spostato senza preavviso 2 ore prima. Io per un giorno di permesso devo fare richiesta un mese prima. In Australia i prof danno il numero di cellulare per essere sempre reperibili dagli studenti, e tesine in formato pdf sono all'ordine del giorno. D'altronde nn ci vuole mica una preparazione da ingegnere nucleare, al massimo un po' di buonsenso. Ecco la situazione accademica Italiana, dall'interno e dall'esterno. Cosa mi manca dell'Italia all'estero? Le mozzarelle. Poi le ho trovate importate in un supermarket cinese. Non ti manca niente quando stai bene con te stesso. Penso di tornare? Purtroppo sono già' in Ita da qualche mese, ho un lavoro (si dai invidiatemi tutti!!) quindi le pressioni familiari e sociali mi impongono di rimanere ancora un po' per mettere da parte un gruzzolino, comprarmi un bel cellulare dal quale prenotare un bel volo per destinazione sconosciuta e fare il precario dall'altra parte del mondo, senza che il tg5 mi dica che devo essere triste perché' nn posso comprarmi la borsa di gucci e poi passare a parlare del cagnolino fuffy che ha salvato il pesce rosso.

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