Volere e' potere e altre infezioni batteriologiche

Ho sottolineato molto, quasi tutto, ora sono pronto. Ho inserito il mio nome su internet ogni giorno per controllare quel che scrivono di me, e le tracce che ho lasciato sulla rete.

Non mi importa veramente di averti, non puoi capire il mio senso di possessività. Non puoi capire che quel che vorrei veramente è chiuderti in un teca infrangibile così da poterti ammirare quando ne ho bisogno. Questo non vuol dire amare dici? E cosa vuol dire amare allora? Chi si è investito dell’incarico di decodificare questo concetto così estemporaneo e confinarlo in una definizione? E se non mi trovasse d’accordo? Non puoi capire. Perché nessuno può. Siamo stati indottrinati e alterati così perfettamente dal marketing e da una cultura pervasa di frasi dei baci perugina che ci è quasi impossibile esularne. Più la nostra vita assomiglia alla pubblicità e più ci sentiamo felici, realizzati, invidiati. Ti regalerei una rosa, ma sento di doverti un pompelmo. E’ acido e disintossicante, combatte i radicali liberi. Puoi spremerlo e metterci della vodka, la fantasia di inventarsi i drink sotto i portici delle osterie bolognesi. O nelle cantinemarchigiane. O nei bacari veneziani. Ma tu non capiresti, vorresti quella rosa blu, desidereresti una dichiarazione d’intenti su di un cavallo candido, sbiancato a suon di additivi chimici. Walt Disney è l’autore del genocidio culturale di massa più esteso e subdolo del mondo. Ma nessuno lo ha detto alle mamme e ai papà post-moderni che con la multipla a metano portano prole e buoni propositi allo spettacolo scontato per famiglie del giovedì sera. E te nella mia teca non ci vuoi stare. Dici che è caldo e che ti senti oppressa. Maschilista! Patriarca! Devo rispettare le tue idee, diamine!

Direi che va bene, i tuoi impegni preconfezionati da donna moderna che non deve chiedere mai. Il rispetto si esige, l’interesse si stuzzica. A me interesserebbe di più assistere al lavoro di un ditta di spurghi. Ma non preoccuparti, sto lavorando sulla finzione. Ora riesco a far finta che non mi fai incazzare ogni volta che apri bocca. Recito. Oggi, ad esempio, farò finta di essere un attore di gay porn. Mi avvicinerò ai miei colleghi maschi con l’ostentata sicurezza del mio membro avvezzo all’obiettivo della telecamera, rafforzerò la mia stretta di contatto quando parlo con gli altri. Sembrerò strano e, spinto dal mio secondo fine, stranamente interessato al loro quotidiano nulla celebrato a suon di conversazioni che abbondano di parole inutili. Ci vorrebbe una tassa sulle parole, un’aliquota che salverebbe l’Italia dalla crisi tempo una settimana. Una tassa sulle ciarlerie della gente dagli occhi vuoti. Dagli occhi capisci subito l’anima delle persone. Anima intesa come essenza, non nel senso catto-cristia-religio-caccia-al-tesoro del termine. O del terminal. Qualcuno sono sicuro coglierà la citazione. Dagli occhi cogli il guizzo della vivacità, la fermezza della determinazione, lo sfuggire della furbizia, la socchiusa empietà della cattiveria, o la ben peggiore vuotezza della volubilità.

Io oggi prendo un caffè poi vado in bagno e sbatto la testa sul muro.

2 comments:

trhotta said...

lo sai che io ora giro sempre con un pompelmo? e come posso lo regalo a donne belle, ma belle, proprio belle..

5to1 said...

Stimatissimo Delamarne,
non posso che gioire nel leggere le tue parole. Seppure l'originalità non sia sempre ben percepita dalle masse, sono sicuro che tali donne sapranno andar al di là della superficiale apparenza per decifrare il segno del tuo gesto. E poi il pompelmo fa digerire.

à bientôt

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