Si pero' i giovani d'oggi non han voglia di fare un c@#$0..

"Una delle ragioni fondamentali del fatto che in Italia i giovani stanno male, per essere sintetici, poi certo ci sono le eccezioni, ed hanno una prospettiva meno rosea di quella dei propri genitori all’età loro, è che l’economia italiana non cresce. Non cresce, e quindi ci sono meno posti di lavoro. Ci sono meno posti di lavoro e quindi per ogni posto ci sono cinquanta candidati e il salario, e le condizioni di lavoro di quello che effettivamente prende il posto sono peggiori. Il lavoro gratis all’università e negli studi professionali, il praticantato sfruttato, non sono una novità. La novità è la loro estensione e il fatto che non finiscono mai. E la ragione principale di questo è che l’economia è ferma da venti anni. E una delle ragioni principi di questa stagnazione è il debito pubblico enorme, galattico, esagerato, che l’Italia ha accumulato negli anni ‘80, per cui non c’è una lira per fare nulla: non c’è una lira per la metropolitana in più che serve, non c’è una lira per la ricerca, non c’è una lira per un nuovo piano di investimenti nella green economy, non c’è una lira. Poi, non è esattamente così, nel senso che una politica economica migliore potrebbe anche essere fatta. Ma non attraverso la creatività che finora ha dimostrato la classe politica. Ma anche questo è un altro discorso e un altro dibattito.
Ad ogni modo, il debito pubblico sta là e l’Italia all’inizio degli anni ’90 stava collassando, e i decisori politici, sindacali, industriali, hanno deciso di scaricare il costo del collasso evitato sui giovani. Come? Chiedendo loro di tirare la cinghia. Non dando loro alcun servizio di assistenza (indennità di disoccupazione e asili nido), tagliando le loro pensioni, flessibilizzando il loro lavoro. Naturalmente, questo non bastava a risollevare l’economia, ma basta a galleggiare e si galleggia da vent’anni."

Da La solfa della ribellione e' una stronzata, Marco Simoni 

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