Un giorno, quel giorno in particolare, ero a casa, ascoltando musica e cercando molto blandamente di studiare per un esame di diritto pubblico comparato. Osservavo il cellulare a intervalli regolari, sempre più ravvicinati. Un bisogno di contatto, la necessità di sentirti voluto e ricercato. 

La verità è che le cose succedono sempre quando non te le aspetti, mai quando le cerchi. 

E infatti quel giorno di cui parlo non chiamò nessuno. Il cellulare rimase silente tutto il pomeriggio, mentre la drum n bass accompagnava lo sfuggire del tempo. E’ una cazzata che il tempo scorre. Il tempo fugge cazzo. Te gli corri dietro a perdifiato, e lo stronzo non ti caga nemmeno, metri davanti nel circuito della vita. E le persone hanno diversi modi di adattarsi alla situazione. Intendo allo sfuggire incalzante e inarrestabile della maledetta cosa astratta e figurativamente misurabile tramite scala artefatta inventata dall'uomo. Quella roba chiamata età, periodo, fare, temporaneità, opportunità, esistenza, a seconda dei casi. 

C’è chi si innamora dei ricordi, e passa ore e ore ogni settimana a riguardarsi le foto di qualche anno prima, con qualche stupida musica malinconica del cazzo di sottofondo. C’è chi non fa altro che pensare alle cremine da viso, alla palestra e all’estetista per far finta di esser quella o quello di sempre. C’è chi scrive libri sui propri ricordi. C’è chi se ne fotte, perché di altri cazzi a cui pensare ne ha a fiumi. C’è chi il tempo lo blocca, quando la botta dalla vena siringata si schianta nel cervello maciullato, e tutto il resto è noia. 

Io ero un cinico menefreghista un po’ nerd e tanto egoista, e il tempo mi sembrava sempre di sprecarlo...

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