Liberta' di espressione in Cina



Tutti conoscono, direttamente o indirettamente, le strette maglie della censura cinese. Ma come fa il regime a giustificarsi? Con questo post cerco di far luce sulla questione dal punto di vista normativo.
Strano ma vero, il partito comunista cinese non ha mai mancato di proclamare la libertà d'espressione in Cina. No, non sono matto (o meglio lo sono). Ascoltate.

Già nel 1939 le linee costituzionali del partito comunista cinese prevedevano e garantivano le libertà di espressione, di stampa, di riunione e di associazione. La I costituzione dle 1954 diceva così; "I cittadini della RPC hanno la libertà di espressione, di stampa, di riunione, di associazione, di partecipare a cortei e manifestazioni. Lo Stato provvederà alle esigenze materiali necessarie ad assicurare che i cittadini godano effettivamente di queste libertà'". Questo era l'art 57 cost. Le successive costituzione hanno mantenuto questo proclama (art 28 cost 1975; art 45 cost 1978; art 35 cost 1982). Wow cool, troppo bello, ma che stato all'avanguardia. Sì vabbè, ma allora com'è accaduto Tiananmen, com'è che non lo si puo' nemmeno ricordare, com'è che la stampa non è trasparente e com'è che ci sono centinaia di attivisti e giornalisti in carcere solo per aver esercitato i propri diritti.
Beh, semplicemente la questione non è così semplice. La presenza dei succitati articoli non ne assicura il godimento. Nella realtà, la libertà di espressione è fortemente limitata (ma va?!). Interessante è notare che queste limitazioni trovano il loro fondamente nell'art 51 cost. dove si legge: "Nell'esercizio dei propri diritti e delle proprie libertà, i cittadini della RPC non devono ledere agli interessi dello Stato, della società e della collettività, nonche i diritti e le libertà legittime degli altri cittadini". Ora, i più perspicaci avranno già capito, per gli altri... Tale articolo si presta a interpretazioni estensive notevoli, capaci di produrre grandi restrizioni alla libertà di espressione, basti pensare alla possibile lesione di interessi pubblici...

Peraltro, continuando il discorso, in Cina la libertà di stampa non è trattata alla stregua delle altre libertà, e quindi, come in molti paersi occidentali, considerata come libertà d'espressione. Quest'ultima è solitamente riferita solo all'espressione orale del proprio pensiero. Nel 1997 il Consiglio degli Affari di Stato cinese ha approvato un regolamento sulla stampa, questo all'art 5 prevede che: "I cittadini esercitano la loro libertà di stampa secondo la legge[...] Possono essere adottate misure restrittive della libertà di stampa quando essa sia lesiva dell'unità, della sovranità e dell'integrità territoriale del paese, della salvezza, dell'onore e degli interessi della nazione, delle tradizioni delle minoranze etniche e dell'unità tra le diverse nazionalità; quando sveli i segreti di stato; quando promova la pornografia, la violenza e metta in pericolo la morale pubblica; quando rechi offesa o diffami altre persone".
Questo articolo del regolamento, insieme con l'aver sottratto la libertà di stampa alle libertà di espressione, determina una serie ben più numerosa di restrizioni, tanto che è stato osservato che gli stessi autori, consapevoli di questa serie di facili restrizioni, esercitano su se stessi una sorta di autocensura, talvolta anche più severa di quella legale. Qui si spiegano molte cose: la censura dell'anniversario di Tiananmen ( se vi ricordate, il giornalista cyberdissidente Shi Tao era stato arrestato qualche tempo fa per aver divulgato il proclama che il governo cinese aveva inviato alle redazioni dei giornali intimandoli di non parlare dell'anniversario di Tiananmen), la carenza di informazioni sui riots in Tibet (quello che si è sentito in Cina era stato opera di news management del governo cinese, quello che è trapelato in Europa figuramoci), la questione Taiwan e quella Xinjiang, le epidemie, le condizioni dei lavoratori immigranti cinesi e si potrebbe andare avanti per ore...
Bibliografia:
Rinella, A. Cina, Bologna, Il Mulino, 2006

1 comment:

Anonymous said...

Un tizio della Marvel (alla faccia del cazzo della citazione colta) disse: "la realtà può essere incredibile ma la fantasia deve essere credibile"

Tranquillo Ianna, tra passato (legge Gasparri) e presente (legge sulle intercettazioni telefoniche) tra poco potrai tornare in Italia e avere l'impressione di sentirti ancora in Cina!


P.s. porca puttana

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