Osso

Osso era un casino di tempo che non ci uscivo assieme. Osso lo chiamavano cosi’ perche’ era la prima cosa che ti veniva in mente, guardandolo. Completamente glabro, anche in testa, fin da bambino. Il cranio a punta, come Chiang Kai Shek, il fiero leader nazionalista di Taiwan, stesso sguardo, identica aria di sfida. Magrissimo, fibre muscolari tiratissime con delle venazze cosi’ in evidenza. Nn sara’ pesato piu’ di 60 Kg, ma se lo vedevi in giro di sicuro nn t veniva voglia d scherzarci. Aveva un tatuaggio dietro l’orecchio destro, una strana spirale che si avvolgeva su se’ stessa. Gli era apparso addosso un giorno ai tempi delle superiori, e lui non ne aveva mai spiegato a nessuno il significato.
E insomma in uno dei tanti anonimi venerdi sera camminavo verso casa, walkman nelle orecchie, a sfogarmi dopo l’ennesima giornata passata in biblioteca. All’improvviso una sensazione strana, una di quelle sensazioni che ti coglie quando hai il walkman appalla e avverti qualche cambiamento intorno a te, chesso’, qualcuno che ti chiama da dietro, una rissa e te ci sei in mezzo, una macchina che ti sta’ addosso da un’ora tentando di passare, un ufo, un gruppo di hippies vicino, roba cosi’. 

E invece era il cellulare che vibrava. Cazzo, neanche ricordavo di averlo dietro. Raggiungo la tasca dello zaino e rispondo ed era Osso.
“hola hombre, quanto tempo!”
“eggia’…dove sei?”
“mah, in centro, camminavo verso casa sai com’e’…”
“eddai stasera si esce un po’ ti va?”
“ok, perke’ no baby…”

Insomma salto in palestra, doccia e sn gia’ in strada.

Le nostre serate di solito iniziavano sempre in uno di quelli che io chiamo “posti di aggregazione”, consistenti in un bar particolarmente di merda dove, anche se sei da solo ma vuoi far serata, troverai qualcuno a cui aggregarti. Occasioni per socializzare, sentirsi parte di un gruppo, sfasciarsi il cervello a rum, guardare le fiche degli altri, sentirti l’unico sfigato senza macchina con la stessa giacchetta da una vita e ricordarti che se l’alcool ti fa un brutto effetto, beh forse e’ meglio che nn bevi. 

Ma quest’ultima cosa la si capisce sempre dopo. Il vecchio gruppo oramai non c’era piu’, ognuno a inventarsi sogni in modo da occuparsi la vita a seguirli. Io ero troppo pigro per pensare, percio’ rimasi dov’ero. E pian piano alla vecchia armata, quella con cui nn si doveva scherzare, quella che in giro si era sempre gli stessi che nessun altro era degno di farne parte, quelli che le fiche le scacciavano perche’ troppo coglioni e sballati per passare serate insieme a una femmina e quindi preferivano la strada, quelli che le canzoni le urlavano alla notte, a quelli si sostituirono le “conoscenze convenienti”, fatte da gente che non avresti mai cagato in vita tua... ma a farti vedere in giro sempre solo non si fa una bella figura nn e’ vero?!
E cosi’ in mezzo a quella giungla aspettavo Osso.

Dolce e mai cauta ingannatrice dell'attesa, bevanda alcolica vieni a me. Pero' al bancone la barista mi rivolge uno sguardo corrucciato. " Occhio che se continui a far quella faccia poi ti vengono le rughe... Comunque volevo un Southern Comfort bellezza" e finisco la frase mentre penso che se non fosse stato per Phil Anselmo quel cazzo di Southern Comfort non se lo sarebbe cagato nessuno. Cheppoi chissa' che fine ha fatto Phil Anselmo.

Afferro il bicchiere largo, giro su me stesso eh hoop con eleganza magistrale appoggio il gomito sul bancone come una vera mosca da bar. Aaahh, cotanta eleganza esibita senza il minimo riconoscimento, mondo ipocrita.

Il liquido rossiccio mi scende in gola, allarga le percezioni, riscalda le membra. Dichiaro iniziata la serata.

Scruto il vicino dalla mia posizione bunker asserragliato al bancone, un pelatazzo vecchiardo vestito di tutto punto che si diverte come un matto a raccontare di quando ha preso a calcinculo la cameriera del suo fottuto resort a 5 stelle in Indonesia. "Che si caghi il fegato dal culo" penso mentre mi accorgo che ho uno davanti che mi fissa. "Eccheccazz.. Osso! Osso sei te!". Lo stronzo se ne andava in giro con un cappotto verde militare lungo che gli scendeva fino agli anfibi. Gli occhi febbrili e nervosi puntati addosso, lo sguardo diretto e gli occhi vitrei..




No comments:

Free Blog Counter