Me ne andrò con un salto mortale… e via tutte le
esegesi sul termine genocidio e sterminio, a volte non c’è bisogno di pensare
in grande, a volte ce n’è bisogno ma non
se ne trovano le forze..
Ti penso e forse più lo
faccio più penso di amarti, amo l’idea dei tuoi gesti che sempre più idealizzo
nella mia mente, amo la tua figura che immagino perfetta e fluida, contornata
dal mondo che però rimane sempre un po’ sfuocato, ad evidenziare il fatto che non
ti appartiene...
Forse tutti lo pensano,
di certo nessuno lo dice e si pronuncia, evidentemente il politically correct non
è mai stato il mio forte perciò ti dichiaro che per me invece sei un chiaro
esempio, un emblema di vita, un pattern perfetto composto dalla tua pazzia
mentale, dalla pazzia delle tue azioni, della tua esistenza, delle tue scelte,
e della tua fine. Fine che hai deciso di concederti, che evidentemente hai
desiderato come chiusura di quella tappa di esistenza chiamata vita, e che
avevi perfettamente pianificato. Naturalmente intendo il termine pazzia nel
migliore dei modi questa si possa intendere.
Sei una rockstar, sei una
leggenda, sei una storia breve, sei un romanzo infinito, sei un film, un
colossal o un cortometraggio noir, non importa, scegli quello che ti è più
consono, meno lineare e ti si adatta meglio.
Avrei voluto parlarti,
conoscerti a fondo, avrei voluto far l’amore con te, avrei voluto arrampicarmi
con te fin sui tetti delle fabbriche, o fin su alla cima del gasdotto. Ma sono
troppo codardo, e anche avendone avuta l’occasione, non penso ti avrei seguito.
Avrei voluto drogarmi con te e dialogare sull’infinito, sulla vita, avrei
voluto star male al tuo fianco, avrei voluto mangiare e dividere i
cheeseburgers scaduti sul retro dei macdonalds, avrei voluto avere i tuoi
bubboni neri sul viso e sembrare lo stesso bellissima, come facevi te. Avrei
voluto fottermene di tutto e di tutti, fare la vita più libera in assoluto, la
più povera e la più ricca, ma te non mi avresti nemmeno degnato di uno sguardo,
perché io non riesco ad eccellere, nel bene o nel male, proprio come facevi te.
Oggi di tre anni fa là
fuori era freddissimo. Il cielo era grigio perla e l’aria leggermente offuscata
da un principio di nebbia. Avevamo tutti gli occhiali da sole. Per difendere le
nostre occhiaie della notte prima dalla luce mattiniera. Ah, tra l’altro, ieri
ti abbiamo dedicato un brindisi, io e Paolo. Non avevamo 2 bottiglie, ma una
sola, di Heineken. L’abbiam divisa. Saresti stata contenta. E la notte prima un
altro. A Bologna. Sotto I portici. Io, Chiara e Stefano. Dicevo, stamattina la
cerimonia è stata perfetta. C’eravamo tutti. Eravamo così stretti in noi stessi
che il solo pronunciare qualche parola di circostanza avrebbe potuto ucciderci.
O farci esplodere in un pianto, cosa che, ahimè, ai veri uomini come noi non è
concesso.
Tutti stretti tutti vicini tutti tristi ma tutti colorati, capelli
colorati, cani colorati, giubbetti e rasta e creste colorate, exploited tamarri
ravers poeti e clochard. Lacrime, fazzoletti. Tuo madre e tuo padre, fantastici.
Tua sorella forse anche di più. E c’erano le tue foto dappertutto. Come una
rockstar, pronta a firmare autografi. Uscendo, c’era un libro. Non so per cosa servisse, non le so fare queste cose io e odio qualsiasi genere di
celebrazione. Ci ho scritto la frase più idiota che mi è venuta in mente, nella
mia mente gelata dalla mattina e dalle emozioni di quel momento. Ma anche la
più vera. Ci ho scritto:”Arrivederci, we’ll miss u.”.
1 comment:
Ricorda un po' la mia vita .. bello comunque, complimenti.
Post a Comment