Mi chiamo Mario e sono un bambino speciale. La mamma e il
papà me lo ripetono tutti i giorni sin da piccolino. Al mattino prima di
prendere le medicine per i bambini speciali e alla sera prima di dormire.
“Mario, ricordati che sei un bambino speciale, non devi avere
paura dal dottore, ti visiterà e farà tutte quelle domande che ti sembreranno strane proprio perchè sei
così speciale” mi disse mia madre quando, a 5 anni, fui sottoposto alla prima
visita per bimbi speciali.
Qualche giorno prima avevo avuto un problema con il
mio cane, ma io non ricordo niente. Il mio cane si chiamava Buck, come quello
de il richiamo della foresta. Mia mamma mi leggeva quel libro prima di dormire,
e a me era piaciuto tanto tanto. Il mio cane aveva il pelo lungo, morbido e
rossiccio. Le orecchie però erano nere. E poi Buck aveva il sangue molto molto
caldo e anche cosi’ denso che sembrava marmellata. Quando ha avuto l’incidente
io dormivo quindi non ricordo niente. Quando poi mi sono svegliato lui era sul
mio letto con tutto il sangue che gli scendeva sulle coperte. La mamma poi è
entrata e si è messa a urlare, ma io l’ho subito tranquillizzata che tanto le
coperte si lavano e non bisogna mica ricomprarle. Ma la mamma non smetteva di
urlare e mi ha chiesto cosa era successo e io le ho risposto come facevo a
saperlo io che dormivo. Poi mi ha chiesto di nuovo urlando come mai ci fosse un
cacciavite sul letto con me e Buck e io le ho risposto che non sapevo neanche
questo, come facevo a saperlo io che dormivo. Poi la mamma si e’ avvicinata di
più e Buck stava buttando ancora sangue molto molto caldo e allora si è rimessa
a urlare e a chiamare il papà che poi è arrivato anche lui e aveva una faccia
molto strana e seria e forse, ho pensato, era preoccupato per il lavoro.
Qualche volta il papà è preoccupato per il lavoro e allora grida alla mamma e
non vuole mangiare e dice sempre le parolacce a un certo Dottor Flamini che
lavora con lui ed è il suo capo. E allora io gli chiedo se il Dottor Flamini
gli aveva fatto qualcosa e lui non mi risponde e rimane lontano dal mio letto
con la stessa faccia di quando è entrato.
“Papà, il sangue di Buck è caldo”.
Papà non risponde e la mamma lo guarda e piange, piange
tanto.
Qualche giorno dopo il dottore mi ha visitato facendomi tante
tante domande a cui mi è piaciuto rispondere, lui era molto interessato ai miei
giochi e ai cartoni animati che mi piacevano. Ero molto felice perché ai miei
genitori non interessa mai starmi a sentire, loro hanno i problemi del lavoro e
gli amici e la spesa e la casa a cui pensare. Invece quel dottore lì non
voleva proprio dimenticarsi niente perché scriveva tutto in un quaderno e
quando non ricordava qualcosa mi chiedeva di ripetere. Quando sono andato via
ero contento e il dottore mi ha regalato un lecca lecca grande alla fragola ma
i miei genitori invece avevano una faccia strana e io ho pensato che era di
nuovo il lavoro e che allora quando crescevo il Dottor Flamini lo ammazzavo
sicuro, così mio papà poteva essere di nuovo felice e la mamma anche perchè il
papà non le avrebbe più gridato contro. E più ci pensavo più avevo voglia di
ammazzarlo subito quel signore, anche se ero piccolo, perché dava fastidio al
mio papà e non lo faceva essere felice e io volevo fargli uscire tanto sangue
caldo caldo come quello che Buck aveva buttato sul mio letto e poi volevo farlo
urlare e ho iniziato a tremare e a urlare anch’io e poi.. Buio.
Ho dormito ancora una volta senza volerlo, per strada, prima
di arrivare alla macchina mentre il papà e la mamma cercavano di svegliarmi
perché per dormire c’è il letto e non la strada e non sta bene ed è sporco
perché ci sono i batteri e le macchine che passano che sono pericolose. Una
volta ci ho anche visto un signore molto strano e puzzolente che ci faceva
pipì sulla strada davanti a tutti e mio papà mi ha detto che si chiamava signor
Barbone. A me quel signor Barbone alla fine stava pure simpatico perché faceva
pipì dove voleva io invece ogni volta dovevo tenermela e star male fino a
quando tornavamo a casa.
Poi ho aperto gli occhi e c’erano il papà e la mamma
con le facce ancora preoccupate che piangevano e mi chiedevano perché avevo
detto quelle brutte cose sul Dottor Flamini e anche perché avevo urlato e
raccolto da terra i sassi che volevo
tirargli al Dottor Flamini anche se lui non c’era ma io gli ho risposto che
dormivo invece perché ero stanco di tutte le domande del dottore e delle visite
e che magari il Dottor Flamini lo ammazzavo quando sarei diventato più grande
perché ora non ce l’avrei fatta di sicuro.
Durante il viaggio per tornare a casa la mamma e il papà non
dissero più nulla e invece un po’ piangevano e io non capivo proprio perché non
cambiano lavoro se gli deve fare quest’effetto.
Da quel giorno sono diventato un bambino speciale però non
ricordo più niente perché intorno a me tutto ora è ovattato e calmo e qualche
volta ci vedo anche poco ma non mi importa perché sono sempre felice e non ho
neanche più voglia di ammazzare il Dottor Flamini. Ogni mattina appena mi
sveglio la mamma mi da le medicine che mi fanno bene e mi ripete che sono un
bambino speciale. Anche se a scuola gli altri bimbi mi dicono che sono stupido
e lento e ci metto come una tartaruga per fare ogni cosa a me non importa e
sono sempre felice lo stesso. La mamma
non mi lascia mai solo ora, non va più al lavoro e sta tutto il giorno con me.
Andiamo a fare la spesa e io posso salire sulla macchinina per i bambini al
posto del carrello e facciamo i giri per comprare tutte le cose che servono a
casa e i giri sono lunghissimi e a me sembra di guardare un film perché tutto
mi scorre davanti come al cinema anche se posso toccare tutto quanto ma non lo
faccio perché così è più bello perché così è tutto perfetto.
Quando torniamo a casa lascio la macchinina del supermercato
e salgo sulla nostra macchina che profuma sempre di deodorante perché la mamma
ci tiene perché con il profumo la mamma è contenta. La mamma dice sempre che la
macchina rispecchia la casa, chi ci ha una macchina pulita ha una casa pulita e
quindi non si può mangiare in macchina e se dobbiamo mangiare la mamma si ferma
al parco dove io mi siedo sulla panchina e mangio il pane col salame. Ai
giardinetti ci sono sempre gli altri bambini e alcuni sono della mia classe e
mi salutano solo perché sono con la mia mamma altrimenti non mi avrebbero
salutato anzi mi avrebbero chiamato stupido lento bambino tartaruga. Ma a me
non importa perché la vita è come un film e io mi diverto a guardarlo mentre
mangio il panino col salame.
Ogni mattina la mamma mi accompagna a scuola dove ad aspettarmi
c’è Ernesto che è il mio insegnante personale perché io sono un bambino
speciale. Nessun altro ha un insegnante personale e perciò i miei compagni sono
tutti invidiosi e dicono che io ce l’ho perché sono uno stupido lento bambino
tartaruga e se Ernesto li sente li sgrida tutti quanti e comunque io lo so che
ho un insegnante personale perché sono speciale e la mamma me lo ripete tutte
le mattine quando mi da le medicine.
L’anno scorso avevo 7 anni e per la prima volta una bambina
mi ha parlato. Quel giorno la mia mamma doveva venire a scuola a portarmi le
medicine perché a casa erano finite e nessuno se ne era accorto. Il papà aveva
detto che per una volta che non prendevo le medicine non succedeva nulla e che
comunque la mamma me le avrebbe portate a scuola quindi di stare tranquillo.
Era quasi ricreazione e Ernesto mi aveva detto di aspettarlo un attimo che
andava al bagno poi avremmo mangiato qualcosa insieme. Io comunque lo sapevo
che Ernesto era andato a telefonare alla sua fidanzata perché aveva la faccia
nervosa e quando aveva la faccia nervosa era perché la sua ragazza lo faceva
arrabbiare. A lei piacevano anche altri fidanzati perciò Ernesto era spesso
triste e nervoso.
Al suono della campanella Chiara mi si era avvicinata. Chiara
era una bambina un po’ grassa con tanti brufoli e i capelli unti come se non li
lavasse neanche la domenica. A volte gli altri bambini la prendevano in giro quando
non prendevano in giro me e le dicevano che era brutta e che mai nessun marito
la vorrà mai e poi mai e lei piangeva e piangeva. A me era simpatica perché tutti la scherzavano proprio come me e poi lei lo voleva veramente un marito
perché disegnava sempre la casa dei suoi sogni con suo marito e i suoi bambini.
Chiara quel giorno si ferma davanti a me. Quella mattina a
scuola c’è Chiara che mi guarda attraverso i suoi occhiali grandi e tondi
dalla montatura rossa. Chiara che mi
saluta e dice “Ciao Mario come stai oggi?” mentre io stavo fissando la sua tuta
fucsia delle Winx.
“Sto molto bene grazie. Ernesto è andato al bagno” rispondo
alla Winx nel mezzo della maglietta.
“E tu Mario vuoi venire al bagno con me, come fanno quelli di
quinta?”
E io che penso che al bagno non ci devo mica andare che mica
mi teneva, e poi Ernesto vuole sempre accompagnarmi perché dice andare al bagno
da soli non va mica bene, e poi chi mi passa la carta igienica.
“Io non...” ma a quel punto Chiara mi aveva già preso la mano
e io ho pensato che la sua mano era grassa e sudaticcia e probabilmente puzzava
anche un pochino però mi stava trascinando in bagno ed io ero contento che una
bambina finalmente mi avesse parlato e allora non dissi nulla.
E nella mia testa eravamo già fidanzati ed era come se io
lavorassi e lei mi aspettasse a casa tutte le sere per darmi il bacio del
buonritorno e cucinarmi il cibo ed eravamo troppo innamorati come lo erano la
mia mamma e il mio papà prima dell’incidente di Buck. Sì perché io non
ricordo molto perché ero piccolo ma ricordo che il papà abbracciava sempre la
mamma ed erano contenti e si davano i baci sulla bocca e qualche volta il papà faceva il solletico alla mamma che scappava via come una matta urlando e
ridendo e io li inseguivo piano piano perché ero piccolo eppoi finivamo tutti
abbracciati sul divano grande il divano della sala. La mamma ed il papà erano
innamorati proprio come me e Chiara che mi tiene la mano.
Ora siamo arrivati al bagno dei maschi dove vanno tutti i
bambini più belli insieme alle femmine per darsi i baci sulla bocca come si
vede nei film della televisione. Chiara si ferma davanti alla porta, mi guarda.
Io anche la guardo ed è bellissima come un’attrice e ha il vento tra i capelli
e anche il sole addosso e sento anche una musica di sottofondo proprio come un
vero film. Sono in un film e questa volta sono un attore anche io.
“Certo che sei veramente lento, anche a camminare. Ci credo
che ti chiamano il bambino tartaruga”.
Chiara. Chiara mi dice queste cose. Ma allora non siamo
innamorati. Chiara mi tratta male. Chiara pensa che sia stupido e lento. Chiara
non mi ama più. Chiara mi odia. Chiara.
Entriamo nel bagno e io non ce la faccio a dire che non
voglio perché lo so che non siamo innamorati e non ne ho più voglia e voglio
stare con Ernesto dov’è Ernesto ma le parole non mi escono dalla bocca e
stiamo entrando nel bagno dei maschi dove io sono stato solo insieme ad Ernesto
mai con una femmina non so che fare non lo so.
Chiara ti odio.
La porta del bagno si chiude dietro di me ma dentro ci sono
tutti i miei compagni e anche le femmine che succede perché ci sono tutti i
miei compagni.
Tutti i miei compagni sono nel bagno. Tutti i miei compagni
stanno ridendo di me. Tutti i miei compagni e anche Chiara mi indicano ridendo.
“Scherzetto, stupido lento bambino tartaruga, stupido lento
bambino tartaruga!” tutti in coro. Anche Chiara mi prende in giro: “Che ti
credevi davvero che venivo in bagno con te? Come fai ora senza paparino Ernesto
che ti difende piccolo stupido lento bambino tartaruga?”
Li odio. Diventa improvvisamente tutto rosso e vedo le
stelline. Odio odio odio. Devo urlare. Urlo. AAhaaaaaaahhhhhaaaaaaa. Aaaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!!!!
Nessuno ride più ora e io sono fortissimo come Terminator e
afferro Chiara per i capelli e gliene strappo un milione. Poi dormo. Dormo
improvvisamente sul pavimento del bagno dei maschi.
Ho dormito di nuovo come era successo con Buck e dopo la
visita dal dottore e mi hanno svegliato i bidelli che urlavano e c’era anche
Ernesto che urlava e urlava ancora: “Che cosa hai fatto? Come hai potuto?” ma
io non avevo fatto niente perchè dormivo perchè avevo tanto sonno e nello
stesso momento arriva la mia mamma con il sacchettino delle medicine e sbarra
gli occhi e urla anche lei e piange indicando Chiara.
Chiara che perde sangue come un fiume che scorre giù dalla
montagna. Chiara che ha la testa spaccata contro i lavandini bianchi del bagno
dei maschi e non si muove e guarda verso di me con gli occhi spalancati. Chiara
che mi ha portato fino al bagno dei maschi ora non mi prende più in giro.
Gli altri bambini mi guardano spaventati senza piangere.
Fanno un salto quando punto lo sguardo verso di loro e si abbracciano l’un
l’altro. Ora non mi prendono più in giro e hanno paura di me come se fossi una
delle tigri di Sandokan della figura che c’è nel sussidiario. La mamma scappa
via dalla porta del bagno dei maschi mentre Ernesto le corre dietro per cercare
di calmarla.
Io… Io non ho capito bene cos’è successo perché stavo
dormendo.